"CORAGGIO, IL MEGLIO E' PASSATO"
26.IX.22 Paolo Andreozzi
Così, impareggiabilmente, chiosava Ennio Flaiano l'ennesima stagione "grave, ma non seria" dell'Italietta sua.
E, per citare ancora, dico oggi a risultati elettorali consolidati, parafrasando i Rokes, che bisogna voler perdere; e nulla è stato lasciato al caso per conseguire un fallimento di queste proporzioni. Non certo nel corso della campagna elettorale, ma negli anni, nei lustri; né soltanto da parte delle organizzazioni partitiche di centrosinistra e sinistra, ma nel complesso dalla frazione di società che racconta a sé stessa di amare libertà e giustizia, democrazia e cultura, legalità e diritti. Invece, semmai essa ami tutto ciò, da tempo non sa più come tutelarlo, tantomeno nutrirlo; e comunque è evidente che tale frazione è minoritaria. Per non dire quanto sia ormai irrilevante quella che alla Costituzione è fedele non solo a parole.
E tutto questo lo penso come cittadino.
Poi, come uomo, penso che l'Italia è Storia, ma la fazione che ha vinto non è mai entrata in un museo; che l'Italia è Arte, ma la fazione che ha vinto non ha mai visitato una chiesa, un monumento; l'Italia è Cultura, ma la fazione che ha vinto non ha mai letto un libro, mai andata a teatro, mai seguito una conferenza; l'Italia è la sua Musica, ma la fazione che ha vinto non è mai andata a un concerto; è la sua Bellezza, ma la fazione che ha vinto non ha mai ammirato una montagna, un lago, un'insenatura, una notte stellata, una mattina luminosa di vento; l'Italia è la sua Tavola, ma la fazione che ha vinto sputtana i propri soldi dove mangiano veline e calciatori per mettere dei selfie sui social. L'Italia è la sua Costituzione, ma la fazione che ha vinto, semmai la conosca, la odia.
Un voto democratico, a volte, non è che la copertura di un'invasione aliena.
Ma all'invasione della propria terra si risponde con la Resistenza, fino alla Liberazione!
Io comunque ho votato. E ho votato da antifascista, come un dovere; cercando di capire in tutta scienza e coscienza quale fosse il più efficace, o il meno vano, tra i voti dati ieri per dovere antifascista. Ma ben sapendo che per evitare la vittoria, la stravittoria, della destra reazionaria e corporativa, si sarebbero dovuti impegnare anni di lavoro politico, sociale, culturale; anni sprecati invece, anzi operati all'esatto opposto da chi doveva guidarci e ancora avrebbe potuto. Quindi, naturalmente, a scrutini finiti, non è avvenuto nessun miracolo, grazie ai nostri voti antifascisti dati in scienza e coscienza; perché non è così che può funzionare.
Anzi, credo che svegliarsi solo ieri mattina come da un sogno e correre al seggio perché ci si è resi conto del pericolo della destra incombente, votare meglio possibile e per questo dirsi che si è fatto il proprio dovere, ma da oggi ricominciare a vivere come si è sempre fatto, somigli fin troppo alla bella trovata dell'uomo che per salvare un rapporto logoro con sua moglie pensa di portarla al cinema, a cena fuori e magari comprarle una bella rosa; quando invece lei sono anni che gli dice, gli fa intendere, che non è questo l'amore che voleva costruire con lui.
Fuor di enfasi, concludo dicendo che non facciamo un buon servizio alla verità storica né all'efficacia politica dicendo che quella che si va allestendo nel nostro Paese sarà una dittatura, poiché la dittatura è il dominio della minoranza della maggioranza; ma un regime sì, giacché esso è il dominio della maggioranza sulle minoranze (laddove la democrazia è invece il sistema di garanzie delle minoranze dal potere della maggioranza, propriamente). E sarà inevitabilmente un regime perché le componenti partitiche della fazione che ha stravinto non hanno alcuna ricetta per affrontare, tantomeno risolvere, i problemi enormi che affligono il popolo italiano e vieppiù lo affliggeranno avvitandosi nel breve e medio periodo le crisi globali (geopolitica, climatica, economica) così come è evidente che succederà; e pertanto Fratelli d'Italia e Lega soprattutto, ma Forza Italia non molto meno, come è scritto nel loro DNA ideologico e nella pratica politica già vista all'opera negli anni, incanaleranno l'ovvio malcontento popolare contro minoranze individuate all'uopo, volta a volta o stabilmente, come il nemico.
Finisco davvero, con un'altra citazione; da Martin Niemoeller, tedesco, pastore protestante, che così declamò in un sermone contro l'ascesa del nazismo (anche se la maggior parte dell'opinione pubblica attribuisce i versi al grande Brecht): "Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, ma non c'era rimasto nessuno a protestare."
Un regime nasce così, dunque, e poi può diventare anche una dittatura. Ma per farlo tornare ad essere una democrazia ci vuole l'impegno individuale e organizzato, costante, di ogni uomo e ogni donna di buona volontà, retto pensiero e azioni conseguenti.
Io, nella mia inadeguatezza, sono pronto fin da ora. Purché però "i nostri veri nemici non marcino alla nostra testa" (Bertolt Brecht, questa sì, da Breviario tedesco).