GruppoPALADE e ViolaVerso
un ragionamento-appello
CE LA SIAMO VISTA BRUTTA, MA BRUTTA LO E’ COMUNQUE.
E ALLORA CHE SI FA?
NON S'INTERROMPE UN'EMOZIONE:
DA NO BERLUSCONI A SÌ COSTITUZIONE!
Sì, adesso il pericolo più grande pare scongiurato: Berlusconi non sarà il prossimo Presidente della Repubblica Italiana!
I motivi per cui tanta gente per bene in questo Paese considerava quest’ipotesi pura follia politica, storica, etica ed estetica, li abbiamo già dichiarati in ogni dove; e la rapidità e l’ampiezza con cui si son messe in movimento prese di posizione, iniziative e manifestazioni contro la candidatura, anzi la semplice candidabilità di Berlusconi a Capo dello Stato, lo dimostrano.
Tirato il debito sospiro di sollievo, però, non possiamo dirci del tutto soddisfatti. Perché? Perché di fatto, o almeno questa è la dinamica consegnata alla cronaca e alla Storia, è lui che ha rinunciato; cioè: il sistema istituzionale e il Paese tutto, tranne chi è saltato sulla sedia come noi e tanti altri, da subito e per settimane hanno accettato l’idea che una figura tanto anti-statuale come quella di Silvio Berlusconi – per la sua parabola politica, giudiziaria, affaristica e antropologica perfino – potesse alla fine e per un settennato sedere al posto del garante della Costituzione nata dalla Resistenza e dalla Liberazione antifascista, nientemeno!
Ma questo allora dice che anche il sistema in sé, ossia il suo ceto di vertice – la classe dirigente cosiddetta: politica, istituzionale, economica, mediatica –, è ben lontano dall’essere all’altezza degli adempimenti richiesti, dalla nostra Costituzione e dalle più elementari norme anche non scritte di una società avanzata, a chi ha onori e oneri di guidarla, la società, con criteri di civiltà, giustizia, lungimiranza, umanità. E questo ceto, pur toltosi di mezzo Berlusconi, è ancora tutto qui; e sarà da esso che esce fuori a momenti una soluzione, tattica o strategica che sia, per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
C’è dunque da esser preoccupati, comunque, da cittadine e cittadini responsabili quali siamo e di nuovo ci ritroviamo insieme, ancora in questa strettoia – ennesima – della storia italiana.
La colpa la diamo perciò alla casta cosiddetta? Cioè: Berlusconi era e sarebbe stato solo lo specchietto per le allodole, quando invece è lo strato dei maneggioni della politica politichese e degli aventi interesse di lobby e cordate, ad essere il vero male del Paese? Forse. Anzi, se siamo cittadine e cittadini attivi in prima persona è proprio perché quel che vediamo agitarsi nelle stanze dei bottoni, ma da anni, non ci piace per niente.
Solo che – per onestà intellettuale, fino in fondo – sappiamo pure che quel ceto, la classe dirigente, visibile e non, non ha occupato il potere con la violenza anti-democratica: in Italia, proprio grazie alla Costituzione e alle forze popolari, non si è mai realizzato un colpo di Stato. Quelli stanno lì nel rispetto formale delle regole del sistema-Italia, e – ciò che più conta – col benestare espresso o implicito della maggioranza della gente; o almeno: con l’appoggio di una parte più l’indifferenza di un’altra, che insieme fanno la maggioranza; e il restante del popolo, di cui facciamo parte, resta in minoranza – cosciente e attiva, ma pur sempre tale: da anni, decenni.
E allora?
Ecco, siamo in fondo al ragionamento.
Noi riteniamo che per quanto riguarda l’obiettivo primario della nostra chiamata alle armi civiche, diciamo così, il ritiro della candidatura Berlusconi ci abbia soddisfatto. Che però per nulla soddisfacente sia lo stato di cose presente, dal punto di vista politico, visto che alla candidatura più insana della storia repubblicana si era comunque arrivati, e che solo un fermento spontaneo di popolo – più qualche addetto ai lavori – ci si era opposto senza se e senza ma; e ognuno, con le armi della partecipazione politica vera e propria, chiederà conto ai propri rappresentanti di come ciò sia stato possibile: ossia, non ha il movimento anti-berlusconiano ora in campo, quella natura organizzata e quelle regole interne per farne scaturire una seria linea di proposta più articolata del puro “mai Berlusconi al Quirinale!”. E che tutto ciò denota, ancora una volta, la prostrazione morale e materiale del Paese e di chi ci vive, stante che quel ceto politichese, quelle lobby, fanno ciò che fanno convinti di poterlo anche al cospetto di tutti e tutte, perché l’idea d’Italia che essi hanno, e che il popolo ha in gran parte introiettato, è che comunque ognuno ha il proprio tornaconto ad essere complice di qualunque nefandezza: perché la Repubblica Italiana è e resterà un solo immenso “si salvi chi può”.
Ebbene, non in nome nostro!
Vera la prostrazione, madre di tutte le magagne – fino a pensare Berlusconi sul Colle, addirittura. Ma vero pure che l’antidoto, la cura, il vaccino, esiste: è sempre lei – la nostra Carta Costituzionale! Infatti: un popolo pensa di sé che va bene tutto, pur di campare, se non ha lavoro, lavoro buono, se non ha servizi efficienti, se non ha diritti-base, se non ha istruzione potente, se non ha cultura fruibile, se non ha sanità pubblica, se non ha sicurezza nell’ambiente, se non ha tempo libero da arricchire, se non ha futuro da costruire con lena e speranza.
Ma tutto questo, e di più, è in Costituzione! Il lavoro e le sue garanzie, agli articoli 1, 4, 35, 36, 37, 38, 41, 42, 43, 46; le necessità-base, come la salute e la casa, agli articoli 32 e 47; la scuola e la cultura, agli articoli 9, 30, 33, 34 e 37; la giustizia sostanziale – fiscale per prima, per finanziare tutto ciò – agli articoli 3 e 53.
Quindi ecco la nostra proposta alla bella costellazione di forze civiche, etiche, politiche, che si è spontaneamente allestita per arginare la bruttura estrema dell’anti-Stato a Capo dello Stato, e ora che è sfumata – senza onore comunque – resterebbe senza obiettivo: restiamo uniti, compagne e compagni, amiche e amici, restiamo nelle piazze e sulla Rete, lasciamo ancora in campo le nostre voci, i nostri cuori, le nostre intelligenze, i nostri corpi, ma per dire che il lavoro di costruire un Paese diverso è sempre da farsi, che il popolo non è allo sbando, non è ricattabile da chicchessia solo se la sua Costituzione è attuata, tanto per cominciare dai suoi pilastri fondamentali: pace, ambiente, lavoro, accoglienza, democrazia, eguaglianza.
E’ su questo, classe dirigente, che ti misuriamo – noi, il popolo. Non soltanto allo scadere settennale dell’elezione dell’inquilino del Quirinale, ma sempre: giorno per giorno, piazza per piazza, pagina per pagina – da adesso in avanti!
LETTERA APERTA AL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: LA COSTITUZIONE, TUTTA LA COSTITUZIONE, NINET'ALTRO CHE LA COSTITUZIONE
un ragionamento-appello
CE LA SIAMO VISTA BRUTTA, MA BRUTTA LO E’ COMUNQUE.
E ALLORA CHE SI FA?
NON S'INTERROMPE UN'EMOZIONE:
DA NO BERLUSCONI A SÌ COSTITUZIONE!
Sì, adesso il pericolo più grande pare scongiurato: Berlusconi non sarà il prossimo Presidente della Repubblica Italiana!
I motivi per cui tanta gente per bene in questo Paese considerava quest’ipotesi pura follia politica, storica, etica ed estetica, li abbiamo già dichiarati in ogni dove; e la rapidità e l’ampiezza con cui si son messe in movimento prese di posizione, iniziative e manifestazioni contro la candidatura, anzi la semplice candidabilità di Berlusconi a Capo dello Stato, lo dimostrano.
Tirato il debito sospiro di sollievo, però, non possiamo dirci del tutto soddisfatti. Perché? Perché di fatto, o almeno questa è la dinamica consegnata alla cronaca e alla Storia, è lui che ha rinunciato; cioè: il sistema istituzionale e il Paese tutto, tranne chi è saltato sulla sedia come noi e tanti altri, da subito e per settimane hanno accettato l’idea che una figura tanto anti-statuale come quella di Silvio Berlusconi – per la sua parabola politica, giudiziaria, affaristica e antropologica perfino – potesse alla fine e per un settennato sedere al posto del garante della Costituzione nata dalla Resistenza e dalla Liberazione antifascista, nientemeno!
Ma questo allora dice che anche il sistema in sé, ossia il suo ceto di vertice – la classe dirigente cosiddetta: politica, istituzionale, economica, mediatica –, è ben lontano dall’essere all’altezza degli adempimenti richiesti, dalla nostra Costituzione e dalle più elementari norme anche non scritte di una società avanzata, a chi ha onori e oneri di guidarla, la società, con criteri di civiltà, giustizia, lungimiranza, umanità. E questo ceto, pur toltosi di mezzo Berlusconi, è ancora tutto qui; e sarà da esso che esce fuori a momenti una soluzione, tattica o strategica che sia, per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
C’è dunque da esser preoccupati, comunque, da cittadine e cittadini responsabili quali siamo e di nuovo ci ritroviamo insieme, ancora in questa strettoia – ennesima – della storia italiana.
La colpa la diamo perciò alla casta cosiddetta? Cioè: Berlusconi era e sarebbe stato solo lo specchietto per le allodole, quando invece è lo strato dei maneggioni della politica politichese e degli aventi interesse di lobby e cordate, ad essere il vero male del Paese? Forse. Anzi, se siamo cittadine e cittadini attivi in prima persona è proprio perché quel che vediamo agitarsi nelle stanze dei bottoni, ma da anni, non ci piace per niente.
Solo che – per onestà intellettuale, fino in fondo – sappiamo pure che quel ceto, la classe dirigente, visibile e non, non ha occupato il potere con la violenza anti-democratica: in Italia, proprio grazie alla Costituzione e alle forze popolari, non si è mai realizzato un colpo di Stato. Quelli stanno lì nel rispetto formale delle regole del sistema-Italia, e – ciò che più conta – col benestare espresso o implicito della maggioranza della gente; o almeno: con l’appoggio di una parte più l’indifferenza di un’altra, che insieme fanno la maggioranza; e il restante del popolo, di cui facciamo parte, resta in minoranza – cosciente e attiva, ma pur sempre tale: da anni, decenni.
E allora?
Ecco, siamo in fondo al ragionamento.
Noi riteniamo che per quanto riguarda l’obiettivo primario della nostra chiamata alle armi civiche, diciamo così, il ritiro della candidatura Berlusconi ci abbia soddisfatto. Che però per nulla soddisfacente sia lo stato di cose presente, dal punto di vista politico, visto che alla candidatura più insana della storia repubblicana si era comunque arrivati, e che solo un fermento spontaneo di popolo – più qualche addetto ai lavori – ci si era opposto senza se e senza ma; e ognuno, con le armi della partecipazione politica vera e propria, chiederà conto ai propri rappresentanti di come ciò sia stato possibile: ossia, non ha il movimento anti-berlusconiano ora in campo, quella natura organizzata e quelle regole interne per farne scaturire una seria linea di proposta più articolata del puro “mai Berlusconi al Quirinale!”. E che tutto ciò denota, ancora una volta, la prostrazione morale e materiale del Paese e di chi ci vive, stante che quel ceto politichese, quelle lobby, fanno ciò che fanno convinti di poterlo anche al cospetto di tutti e tutte, perché l’idea d’Italia che essi hanno, e che il popolo ha in gran parte introiettato, è che comunque ognuno ha il proprio tornaconto ad essere complice di qualunque nefandezza: perché la Repubblica Italiana è e resterà un solo immenso “si salvi chi può”.
Ebbene, non in nome nostro!
Vera la prostrazione, madre di tutte le magagne – fino a pensare Berlusconi sul Colle, addirittura. Ma vero pure che l’antidoto, la cura, il vaccino, esiste: è sempre lei – la nostra Carta Costituzionale! Infatti: un popolo pensa di sé che va bene tutto, pur di campare, se non ha lavoro, lavoro buono, se non ha servizi efficienti, se non ha diritti-base, se non ha istruzione potente, se non ha cultura fruibile, se non ha sanità pubblica, se non ha sicurezza nell’ambiente, se non ha tempo libero da arricchire, se non ha futuro da costruire con lena e speranza.
Ma tutto questo, e di più, è in Costituzione! Il lavoro e le sue garanzie, agli articoli 1, 4, 35, 36, 37, 38, 41, 42, 43, 46; le necessità-base, come la salute e la casa, agli articoli 32 e 47; la scuola e la cultura, agli articoli 9, 30, 33, 34 e 37; la giustizia sostanziale – fiscale per prima, per finanziare tutto ciò – agli articoli 3 e 53.
Quindi ecco la nostra proposta alla bella costellazione di forze civiche, etiche, politiche, che si è spontaneamente allestita per arginare la bruttura estrema dell’anti-Stato a Capo dello Stato, e ora che è sfumata – senza onore comunque – resterebbe senza obiettivo: restiamo uniti, compagne e compagni, amiche e amici, restiamo nelle piazze e sulla Rete, lasciamo ancora in campo le nostre voci, i nostri cuori, le nostre intelligenze, i nostri corpi, ma per dire che il lavoro di costruire un Paese diverso è sempre da farsi, che il popolo non è allo sbando, non è ricattabile da chicchessia solo se la sua Costituzione è attuata, tanto per cominciare dai suoi pilastri fondamentali: pace, ambiente, lavoro, accoglienza, democrazia, eguaglianza.
E’ su questo, classe dirigente, che ti misuriamo – noi, il popolo. Non soltanto allo scadere settennale dell’elezione dell’inquilino del Quirinale, ma sempre: giorno per giorno, piazza per piazza, pagina per pagina – da adesso in avanti!
LETTERA APERTA AL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: LA COSTITUZIONE, TUTTA LA COSTITUZIONE, NINET'ALTRO CHE LA COSTITUZIONE