LA NUOVA ITALIA
19.VII.22
Ecco: con quest'altra strage di trent'anni fa esatti oggi, il piano fu quasi completamente eseguito. Intanto, cinquantasette giorni dopo Falcone, veniva ammazzato anche Borsellino, ed era come se l'Italia avesse suicidato Leonardo e Michelangelo uno dopo l'altro.
Non morì da solo, Paolo Borsellino, magistrato. Con lui furono trucidati Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina e Agostino Catalano, agenti di Polizia.
E dopo, ancora soltanto qualche tocco nell'arco di un altro anno e poco più: Giovanni Lizzio, ispettore; Beppe Alfano, giornalista; Nadia e Caterina Nencioni, bambine di Firenze, Fabrizio, il loro papà, Angela Fiume, la mamma custode dell'Accademia dei Georgofili, Dario Capolicchio, studente di Architettura; Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, vigili del Fuoco di Milano, Alessandro Ferrari, Polizia Municipale, Moussafir Driss, addormentato su una panchina; e Pino Puglisi, sacerdote di strada.
Poi sì, davvero: nasceva la nuova Italia.
La gestazione era stata lunga; diciamo da piazza Fontana all'idroscalo di Ostia, e da via Fani alla stazione di Bologna, e dalla marcia dei 40.000 all'ultimo comizio di Padova, e dai decreti salva-Fininvest alla stagione appunto delle stragi. Lunga e meticolosamente assistita in ogni sua fase da chi questa creatura l'ha desiderata tanto, a tutti i costi: logge, cosche, lobby, cricche.
La nuova Italia ha trent'anni, morto più morto meno.
E tanto bene imparò l'arte dai creatori suoi che ancora sui banchi di scuola si distingueva già nei fatti di Genova, 2001, e poi più grandicella nei porti chiusi, nelle urne deserte, nel lavoro che manca o uccide. Ma così siamo ormai a ieri, a oggi.
Trent'anni, oggi pomeriggio.
Auguri brava gente.
Paolo Andreozzi