27/2/2022 0 Comments LOOK UP!Sono tre giorni che sento o leggo, riportata dalle dichiarazioni di potenti del Paese e della Terra (non di ubriachi fuori dal bar), l'espressione "Terza Guerra Mondiale", e da oggi si è aggiunta pure "Guerra Nucleare". E sono frasi riportate non dico con nonchalance, questo no... Ma sono ormai entrate ufficialmente nel discorso pubblico (e in quelli privati) locuzioni che per tutti e cinquattotto i miei anni di vita finora, erano invece relegate alla fiction di distopia, alla fantapolitica o al paradosso retorico al pari dell'espressione "siamo alla fine del Mondo". Invece ecco: se ne parla. Si parla di Terza Guerra Mondiale e si parla di Guerra Nucleare. Se ne parla per scongiurarle, ovviamente, forse per esorcizzarle... Ma insomma, stanno lì sul tavolo sotto gli occhi di tutti; e non ce le ha messe, quelle frasi, il provocatore di turno nel talk-show in cerca di audience, ma qua il premier, lì la leader europea, là il segretario di Stato, qui il Papa. Mi spiego? Sono questi i ritagli con cui dobbiamo comporre il discorso, tutti insieme. E almeno su questo gradino della scala verso l'abisso, il piede l'abbiamo già messo. Allora io mi sento un po' come il personaggio di Jennifer Lawrence, bellissimo, nel recente Don't Look Up, stupendo. Come lei mi verrebbe di urlare a tutti, magari in prime-time e in diretta: "MA CHE CAZZO AVETE IN TESTA?!? NON CAPITE COSA STA PER SUCCEDERE?!? NON AVETE CAPITO IL SENSO DI QUELLO CHE HANNO APPENA DETTO?!? COME FATE A PERDERVI ANCORA NEI GIOCHETTI A CHI LA SA PIÙ LUNGA???" Perché è così, da quello che vedo e sento in giro: come per il cambiamento climatico, come per la pandemia, troppa gente sembra non vedere il fatto in sé, macroscopico, ma si attarda a misurare la realtà con la domanda "ma mi staranno dicendo proprio tutto?" Bè, gente: al punto in cui siamo è una domanda da paranoici, da sociopatici. È per questo che urlerei dalla finestra come la dottoressa Kate Dibiasky del film (se non lo avete ancora fatto, vedetelo assolutamente). Se tutti quanti non prenderemo la realtà così com'è e non proveremo a fare il possibile per ri-orientarla lontana dagli abissi mai così vicini della Terza Guerra Mondiale e della Guerra Nucleare, allora prenderemo l'asteroide in piena fronte; proprio mentre scioriniamo tutta la nostra sagacia per far vedere che, a noi, nessuno può raccontarci una cazzata. Paolo Andreozzi
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21/2/2022 0 Comments LA GUERRA DIETRO LA GUERRA"Che dall'altra parte del tabellone del Risiko ci sia quel nazista di Red Skull Putin, è sicuro. C'è solo da sperare che di qua, a nostra insaputa, ci sia sempre stata una carta di riserva da giocare: gli Avengers! Sennò sono cavoli amari." Scritto e pubblicato questo 'dazebao' sul mio unico 'social', gli stati di Whatsapp, e letti alcuni commenti di amici e compagni, mi trovo a dover correggere un equivoco involontario, chiedendo scusa per essere stato frainteso (le mie scuse sono perché se chi parla non viene capito, la prima colpa è di chi parla: solo in seconda battuta è di chi ascolta purché in buona fede). Il giudizio da me espresso non tradisce né un pedissequo omaggio alla 'narrazione tossica egemone' che delinea Putin come l'unico 'cattivone' sulla scena né, tantomeno, una 'dichiarazione d'amore' per la NATO. Infatti riguardo a Putin io non ho bisogno dell'imbeccata di alcuna narrazione, giacché lo vado studiando fin dal 2004, la strage degli innocenti di Beslan, e tutto ciò che ha fatto da lì in poi, da Politkovskaja al Donbass, mi conferma sempre la medesima tesi; e quanto alla NATO, tanto poco la amo (la mia piccola storia politica dovrebbe dimostrarlo da sé) che ho deciso di esemplificare la tragedia in corso citando, appunto, la muscolarità farsesca dei miei eroi da fumetto e grande schermo della Marvel. Il fatto, serio, è che a differenza di alcune opinioni di amici e compagni (soprattutto di compagni dagli strumenti di analisi antiquati, ma non troppo... che sarebbe meglio), io sulla scena non vedo alcuna 'lotta tra blocchi geopolitici contrapposti', bensì sempre e soltanto la lotta di classe globale permanente; anzi, più precisamente: la guerra di classe dall'alto verso il basso, di cui la guerra tra Stati e tra popoli è l'arma più radicale, quella che si appronta come estremo rimedio. E questo lo spiego (per evitare altri equivoci), benché in estrema sintesi e rimandando per approfondire ad antichissime sacrosante 'cassette degli attrezzi': di Rosa Luxemburg, di Jean Jaurès, di Gramsci. Il neocapitalismo globale non è mai uscito dalla Grande Crisi del 2008, e anzi ad essa si sono aggiunte quella climatica, in imminente esplosione ulteriore, e quella pandemica, quasi risolta ma con strascichi lunghi e profondi (tipo un long-Covid collettivo) sulla tenuta socioeconomica del sistema. Ora, poiché la classe dominante del sistema non può esser certa che quella dominata non coltivi la tentazione di uscire dalla tripla 'tempesta perfetta' rimettendo in discussione il sistema in sé, cioè il modo neocapitalista globale di produzione e scambio di beni e significati, per ricacciare indietro tale rischio epocale può sciaguratamente decidersi per la guerra guerreggiata: che serve a mettere la gente 'contro', e dunque distoglierla dall'esser contro lo stato di cose presente. Però, perché il gioco riesca, perché la gente sia raggirata a tal punto, serve il carisma di qualcuno dei comandanti in capo sulla scena; e Biden non ne ha, evidentemente, Trump sì, ma solo sui (non pochi) sociopatici e poi per un po' è fuori gioco; Putin invece è davvero perfetto per sobillare centinaia di milioni di russi, peraltro diseducati al sociale ad arte da decenni, e innescare così l'ordigno. Quindi: come alla Conferenza di Monaco del '38 se Chamberlain a Hitler gli avesse semplicemente sparato non ci sarebbe stata la Seconda Guerra Mondiale (perché con tutta la spregiudicatezza del sistema finanziario-industriale tedesco, europeo, occidentale, mondiale, senza la guida carismatica e demoniaca di Hitler sul popolo germanico e sui suoi alleati, l'Italia, il Giappone, i nazisti dell'Europa Orientale e i collaborazionisti in quella occidentale, né Wehrmacht nè SS avrebbero ricevuto la necessaria spinta di popolo per l'invasione della Polonia, per i vari Biltzkrieg e per le prime vincenti campagne aeree e navali), così doveva fare adesso, col suo ospite, Macron (per dirne solo uno tra quelli succedutisi al tavolone bianco del Cremlino), e allora nessun conflitto sarebbe più all'orizzonte tra Russia e Ucraina né altrove dall'Atlantico agli Urali, almeno per un po'. E non perché i leader occidentali siano migliori di Putin, ma è intrinsecamente impossibile che siano loro a suscitare nelle rispettive genti la voglia di una guerra; lui sì, può farlo eccome! Ma solo senza la guerra tra i popoli decisa dall'alto, il popolo del Mondo può riprendere la lotta di classe dal basso (ciò che sta a cuore a me; e ai compagni, almeno mi pare di ricordare), lunga e difficile già tanto di suo. Tutto qui. Paolo Andreozzi 18/2/2022 0 Comments SINISTRA, SOLO LA DOMANDALa sinistra, in ogni Paese e tempo, e l'Italia di oggi non fa eccezione, è l'insieme degli ideali etici di giustizia, libertà e fratellanza, più le proposte politiche per la pace, l'ambiente, il lavoro, l'accoglienza, la democrazia e l'eguaglianza, più un'altra cosa che dico dopo; e nell'Italia di oggi non ci mancano né ideali né proposte (ne ho perfino io che non sono nessuno), perciò qui e ora la sinistra, almeno per due terzi, sembrerebbe esserci. È il terzo ingrediente che è del tutto assente, purtroppo. La destra, simmetricamente, in ogni Paese e tempo e anche qui e ora, è l'insieme dei preconcetti alla mors tua vita mea e homo homini lupus, più le pratiche antropologiche dell'egoismo sociale, dello sfruttamento economico, del confinamento giuridico e civile e dell'arretratezza culturale, più quelle persone in vista (ossia personaggi) che danno gambe e mani a tali pratiche, e volti e voci a quei preconcetti, così che la maggioranza del pubblico oscilli tra l'adesione convinta e l'indifferenza pura, e poco disturbo arrivi all'implementazione della destra da chi non è d'accordo. E tutto questo esiste, eccome, nell'Italia a memoria d'uomo (giovane). Ecco dunque, per semplice confronto, svelato il terzo componente che manca da noi nel presente (anzi, da un po') per dire che in Italia esista anche una sinistra: non ci sono persone in vista (sufficientemente in vista o sufficientenente a lungo) che diano gambe e mani alle pur valide proposte politiche per la pace, l'ambiente, il lavoro, l'accoglienza, la democrazia e l'eguaglianza, né volti e voci ai più nobili ideali etici di giustizia, libertà e fratellanza; e dunque non si raggiunge il necessario presupposto (non lo si sfiora neppure) dell'adesione profonda e conseguente della maggioranza degli italiani agli uni e alle altre. Non è leaderismo, questa impostazione (benché da alcune tra le persone anche più degne, tale accusa parta spesso al suo indirizzo), bensì l'onesta constatazione di fatto che se la maggioranza della gente fosse naturalmente dotata di ideali siffatti e della capacità di renderli scelte politiche e azione sociale, qui non staremmo neppure a parlare di come cambiare lo stato di cose presente. No, purtroppo: vero è, invece, che occorre un ingrediente umano potentemente emulativo per strappare all'avversario almeno la quota di indifferenti su cui lucra di regola per i propri interessi di classe. Quindi, per definizione tecnica, in Italia la sinistra politica non esiste, e da un bel po'; esiste soltanto la destra che manovra a proprio comodo, col solo contraltare di un'opinione minoritaria, diffusa ma disgregata, di uomini e donne di buona volontà, retto pensiero e coraggio civile nel dar seguito concreto a pensiero e volontà nelle esistenze quotidiane, tanto private quanto sociali, i quali tutti, obtorto collo, accettano di vivere in un Paese così amputato, dal punto di vista della dialettica democratica, e sperano sempre meno che ricompaia (latitante da un paio di generazioni) un numero minimo sufficiente di personaggi idonei a incarnare quell'ingrediente mancante. Ne abbiamo visti tanti, venire sul proscenio a provarci; alcuni in buona fede, ma soltanto quella, altri per pura ambizione, tradita presto o tardi, altri ancora con tutte le carte in regola e proprio per questo tritati prima possibile dal sistema (spesso grazie a un raffinatissimo fuoco "amico"), che come detto è solidamente in mano all'avversario, senza così aver potuto animare quella massa critica di persone comuni, forti di ideali e non più sperdute nella disorganizzazione, senza la quale massa una sinistra può pensare di cambiare veramente lo stato di cose presente solo per via insurrezionale armata e poi dispotica violenta. Ma non è cosa. Cosa ci riserva il futuro? (E non è, vedete, il proverbiale "che fare?"; ciò perché al punto in cui siamo, piuttosto che fare in prima persona mi accontenterei anche di vedere, intanto, qualcosa. E anzi, pare brutto dirlo, ma mi sembra che un ulteriore ostacolo alla gemmazione di quei volti, quelle voci, quei corpi, quegli animi di trascinatori, di seduttori del giusto, di motivatori del bene, sia, a parte la sfiducia d'area e il conformismo a contorno, la stessa persistenza sulla scena di uomini e donne del passato, recente o meno, che hanno impresso visibilissimo il marchio di tutte le sconfitte; me compreso, dunque, per il nulla o poco più che ho provato ad agitarmi.) Cosa, ripeto, succederà adesso? Potrà anche nell'Italia, del presente no ma del prossimo futuro, una sinistra compiutamente intesa e all'opera, dire la propria (e magari giungere a fare qualcosa) sui temi epocali della geopolitica sempre più conflittuale, della sperequazione feroce ai danni delle classi subalterne, del deterioramento climatico e ambientale che non dà tregua, della tragedia infinita degli ultimi del Mondo che migrano per la pura sopravvivenza, del tramonto visibile delle architetture pur criticamente democratiche a favore dei populismi autoritari, dei nuovi diritti civili, politici, umani addirittura, e perché no animali, sacrosanto portato dei tempi nuovi? Paolo Andreozzi Quanto mi piacerebbe che il governo italiano s’impegnasse ora ad anticipare i 200 milioni di euro che entreranno nel bilancio pubblico all’esito della riscossione delle multe da 100€ per ognuno dei 2.000.000 di renitenti al vaccino, per finanziare un’azione sacrosanta, ma su scala ampissima, che negli ultimi anni è stata tutta e soltanto sulle spalle di soggetti privati e, pertanto, con dimensioni ovviamente limitate. Il know-how questi soggetti ce l’hanno già, così le strutture, i contatti e l’impagabile risorsa umana dei volontari. Ci realizzano ciò che diciamo corridoi umanitari, io li chiamo “medicinali salvavita della Specie Umana”. Ma i fondi che ci mettono, con l’autofinanziamento, son quelli che sono. Eppure hanno già fatto moltissimo, la Comunità di Sant’Egidio, la Confederazione delle Chiese Evangeliche, la Tavola Valdese, chiedendo al Ministero degli Esteri o alla diplomazia vaticana solo dei canali di comunicazione sicura con le istituzioni dei luoghi della disperazione epocale da cui esseri umani fuggono, diventando cioè migranti – ma in larga percentuale, atrocemente, cadaveri poi nell’odissea verso una speranza qualunque. E le altre ONG in presenza attiva sul mare, che di soldi e coperture ne hanno ancora meno, eppure salvano più vite che possono, rischiando anche in proprio, la legge o peggio. E i collettivi di attivisti stanziali, come ce n’è anche a Roma, che fanno il possibile e di più, per rendere umana la vita in città a chi dall’inferno è scappato, al viaggio è sopravvissuto, ma ora qui senza queste strutture pur fragili andrebbero a sbattere contro l’indigenza totale, e l’indifferenza di noi che siamo nati dalla parte fortunata di un mare, di un muro, della Storia. Ecco: quanto mi piacerebbe che il governo stanziasse quei 200 milioni in corridoi umanitari, coordinati da chi ha già dimostrato di saperlo fare, ma in un programma a vasto raggio e lungo termine. Facendo due conti, tra 20.000 e 50.000 persone verrebbero salvate andandole a prelevare direttamente negli inferni di nascita, ristorate qui e avviate alla vita di tutti noi là dove vorranno provare a rifarsela, in Italia o in Europa. Sono tanti. Sono circa quanti ne sono morti negli ultimi venti anni intorno alla fortezza Europa, in mare o in terra, nel tentativo di entrarvi. Non riesco a pensare a un imperativo morale collettivo più imperativo di questo. E che il finanziamento di quest’altissima missione sociale sia coperto dalla sacrosanta tassa sulla sociopatia, mi sembra la classica ciliegina sulla torta! Ma non solo: mi piacerebbe tantissimo che insieme a questo l’Italia legiferasse subito lo Ius soli, così che i primi nati dalle donne, dalle coppie salvate in questo programma, possano essere cittadini italiani non appena venuti al mondo. Chiedo troppo al mio "mi piacerebbe"? Ma la politica è forse altro che questo? Progettare, investire, reificare, liberare. Altrimenti è davvero soltanto spartizione e conservazione di privilegio perlopiù immeritato. Chi ci sta a far partire questa campagna? Paolo ANDREOZZI 28/1/2021 0 Comments Gruppo PALADE ha aderito a...- all'appello dell'ANPI "Uniamoci per salvare l'Italia"
testo e sottoscrizioni - all'appello europeo "No Profit On Pandemic" per la rinuncia a brevetti e profitti sui vaccini testo e sottoscrizioni In spregio a ogni minimo e residuale criterio di diritto positivo, di giustizia naturale, di basica umanità e di semplice decenza, le autorità della “giurisdizione” egiziana hanno ancora prolungato, unilateralmente e immotivatamente come sempre, la detenzione di Patrick Zaki in un luogo per la privazione della libertà che non risponde ai minimi e residuali criteri di decenza, umanità, giustizia e diritto – carcere di Tora a sud del Cairo, detto La tomba dagli stessi egiziani –, aggiungendo così altri quindici giorni ai già trascorsi undici mesi e undici giorni da Zaki dietro le sbarre senza, ricordiamocelo sempre, aver non soltanto subito alcuna condanna neppure in primo grado rispetto alle accuse, ma nemmeno avuto modo di discutere in prima udienza (giacché non si è ancora tenuta) il merito di quelle accuse che gli sono state mosse e per cui fu arrestato il 7 febbraio 2020 non appena messo piede in Egitto, all’aeroporto, provenendo da Bologna dove studia all’università.
E il merito noi qui lo tralasciamo intenzionalmente – tanto è risibile e pretestuoso. Bensì formuliamo ancora, ma pubblicamente, una proposta già suggerita il giorno 11 con mail riservate a Elly Schlein (vice-presidente della regione Emilia-Romagna), Nicola Fratoianni (deputato per LeU e portavoce nazionale di Sinistra Italiana), Paolo Ferrero (vice-presidente del Partito della Sinistra Europea) e alla segreteria organizzativa del movimento Sardine (all’attenzione del leader informale Mattia Sartori) – destinatari tutti da cui però, ad oggi, non si è ricevuto alcun riscontro (vero pure che l’ultima settimana è stata – ed è – per la politica italiana un vero e proprio 8volante). La proposta comunque è tutta qui; e occorre richiamare un testo normativo. Legge 91/1992 “Nuove norme sulla cittadinanza”, art.9 comma2 “Con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri, la cittadinanza può essere concessa allo straniero quando questi abbia reso eminenti servizi all'Italia, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato.” Ora, a nostro modestissimo avviso, questo dispositivo potrebbe essere il punto legale (oltre che legittimo) d’appoggio per far diventare il cittadino egiziano Patrick Zaki anche cittadino italiano (poiché l’Egitto, per fortuna, non appartiene al gruppo di Paesi che non ammettono la doppia cittadinanza); specialmente adesso che pure il comune di Bologna (il più coinvolto, ovviamente), dopo quelli di Napoli, Milano, Bari e Novara, ha conferito (con voto unanime) la cittadinanza onoraria a Zaki. Cosa ci guadagnerebbe così la vicenda di quello sventurato ragazzo? Il cittadino italiano (non più soltanto egiziano) Patrick Zaki gettato in carcere in attesa (illimitata) di giudizio avrebbe senz’altro diritto a una presenza materiale e simbolica delle istituzioni del nostro Paese, al cospetto anche dell’opinione pubblica internazionale e soprattutto delle istituzioni sovranazionali (come il Parlamento Europeo, che ha già mostrato attenzione alla vicenda), ben maggiore che nello scenario presente nel quale il legame tra Zaki e l’Italia è fattuale (studia qui) ma formalmente inesistente. Ci rendiamo conto che oggi stesso, in Italia, non sappiamo (esageriamo di proposito) chi sarà domani il Ministro dell’interno, chi quello degli affari esteri, chi reggerà il Consiglio dei Ministri – tutte figure assolutamente necessarie alla dinamica del conferimento –, e che il quadro politico nazionale sta passando per una strettoia impervia che lascia sullo sfondo considerazioni come la nostra qui esposta; tuttavia vogliamo porla all’attenzione, adesso, immetterla diciamo così nello spazio pubblico di discussione (dopo averla già indirizzata alle personalità di cui sopra). Sarebbe secondo noi un bellissimo segnale se tra i primi atti del governo (nuovo governo Conte? Conte confermato senza passare per il Colle?) ci fosse la cittadinanza italiana per Patrick; e soprattutto la messa in campo, immediatamente dopo, di tutte le azioni conseguenti di uno Stato a tutela dei diritti sacrosanti di un “proprio” cittadino ovunque nel Mondo! Che ne pensate? 10/7/2020 1 Comment razzismo e paroleFinalmente la Corte Costituzionale ha detto che i Decreti (in)Sicurezza di Salvini sono contrari all'Art.3 della Costituzione! Starà ora al Parlamento modificarli, come ha già annunciato la Ministra dell'Interno Lamorgese e più volte hanno sottolineato sia Zingaretti sia LeU (Di Maio no, i 5Stelle traccheggiano ancora).
Nel frattempo vogliamo ragionare su un'ipotesi diciamo così lessicale? Nell'Art.3 c'è ancora la parola 'razza' (...senza distinzione di sesso, di razza, di lingua...) che è evidente frutto dei tempi, tutto sommato innocuo se non fosse che i più beceri razzisti nostrani dicono che tutto sommato se perfino la Costituzione nomina il concetto... Allora perché non lanciare una campagna trasversale per sostituire quel sostantivo col più corretto e moderno 'etnia'? Potrebbe essere anche uno spunto per fare rete su un progetto simbolico tra tante realtà diverse: il PD e LeU in Parlamento, le Sardine e gli Stati Popolari nelle piazze, altre organizzazioni politiche e/o sindacali di sinistra, le ong che difendono i migranti, i buoni cristiani... Voi che ne pensate? |